Pubblicata su Living Buddhism (mensile della Sgi-Usa) di agosto 2018. Titolo originale The Queen of Hope. Traduzione dal Buddismo e Società numero 190.

Tina Turner

Tina Turner, nota in tutto il mondo come la “Regina del rock”, iniziò a praticare il Buddismo di Nichiren Daishonin nel 1973, a Los Angeles. Questo è il suo sessantesimo anno di attività in ambito musicale e il suo quarantacinquesimo di pratica buddista. Nel corso della sua carriera Tina ha venduto più di duecento milioni di album e singoli in tutto il mondo, vinto otto premi Grammy, ricevuto il Kennedy Center Honor per l’eccellenza nel mondo dell’arte e venduto più biglietti per i suoi concerti dal vivo di qualsiasi altro solista nella storia della musica; quest’anno le è stato conferito il Recording Academy’s Lifetime Achievement Award.
Nell’ultimo decennio Tina ha annunciato il suo ritiro dalle scene, è diventata cittadina svizzera, ha sposato Erwin Bach, suo compagno da tanti anni, e ha realizzato diversi album musicali interreligiosi in collaborazione con l’amica e cantante Regula Curti, fondatrice della Beyond Foundation, che si è unita a noi in questa conversazione.

Ricordi il momento, all’inizio della tua pratica buddista, in cui ti sei detta: «Questa è la cosa giusta, questa è la strada per aprire la mia vita»?
In realtà non c’è stata nessuna rivelazione miracolosa da un giorno all’altro. Quando ero disperata, nei momenti peggiori recitavo Nam-myoho-renge-kyo per parecchie ore al giorno e vedevo che funzionava. Quando dovevo affrontare una situazione difficile le risposte emergevano da dentro di me, e quando ne avevo bisogno erano proprio lì. Le mie reazioni erano appropriate alla situazione e sentivo che venivano da un luogo vero nelle profondità della mia vita, che chiamiamo l’innata saggezza del Budda. Piano piano cominciavo a sentirmi di nuovo me stessa e ad avere accesso alla mia vera natura. Quarantacinque anni di recitazione hanno aperto una porta dentro di me. Praticare Nam-myoho-renge-kyo mi mette in un’altra condizione mentale, mi dà chiarezza e saggezza. Sono più in armonia con me stessa e riesco a prendere le decisioni giuste.

Il nuovo spettacolo teatrale Tina: il musical, basato sulla tua vita, è stato messo in scena quest’anno a Londra. Quale messaggio speri che possa comunicare agli spettatori?
Abbiamo lavorato a questo nuovo spettacolo per più di tre anni e tante persone mi hanno chiesto perché volevo realizzare un musical. Io avevo qualche difficoltà a rispondere perché in realtà non volevo fare un musical! (risate) Ho avuto la fortuna di una carriera meravigliosa e dopo più di cinquant’anni sul palco non ho bisogno di un musical. Ma ricevo così tante cartoline e lettere… ancora non riesco a credere a quello che le persone dicono di aver provato vedendomi sul palco e all’eredità che affermano di aver ricevuto. Dicono che ho dato loro speranza. Se ciò ha avuto un tale significato per così tante persone, sento di dover lasciare qualcosa per il futuro e spero che questo nuovo spettacolo sia ciò di cui la gente ha bisogno: un modo per ricordare il mio lavoro e il messaggio della mia vita.

Tantissime persone hanno conosciuto il Buddismo grazie al tuo film così stimolante What’s love got to do with it. La vera storia di Tina Turner. Ti viene in mente qualche aneddoto sulle reazioni delle persone quando lo hanno visto?
Sì, ne ricordo tanti! Tutti sanno che pratico il Buddismo grazie a quel film, con il quale penso di aver piantato molti semi. Ricordo una volta in cui mi trovavo in aeroporto, subito dopo l’uscita del film, e un uomo mi urlò dall’altro capo della sala: «Dopo aver visto il tuo film non picchierò mai più mia moglie!». Quell’incontro mi fece capire che il Buddismo può attrarre anche una persona così, qualcuno che ha bisogno di correggere il proprio comportamento o la propria condizione vitale negativa.

Se qualcuno che ha appena iniziato a praticare il Buddismo ti chiedesse qual è la cosa più importante da tenere a mente, cosa risponderesti?
Una buona spiegazione delle parole Nam-myoho-renge-kyo può aiutarti a capire, ma il sutra si può apprezzare pienamente solo recitandolo. La pratica ti permette di partire col piede giusto, due volte al giorno, la mattina quando ti alzi e la sera, prima di chiudere la giornata. È un processo continuo, giorno dopo giorno, anno dopo anno, fino a quando non arriverai dove volevi. Nella vita ci saranno sempre ostacoli, nel lavoro, in famiglia e nelle relazioni, e noi dobbiamo costantemente darci da fare per superarli. Questa è la vita! E questo non cambia, ma ciò che per me oggi è diverso è che non gestisco le situazioni difficili con rabbia, ma cerco di risolvere i problemi nella maniera più armoniosa possibile.

I ritmi della tua carriera saranno stati molto pressanti. Come hai fatto a recitare sempre regolarmente?
Semplicemente lo dovevo fare, perché la mia vita cambiava decisamente in meglio. Più a lungo rimani su questo cammino, più eviti di prendere decisioni sbagliate. La saggezza del Sutra del Loto e la mia pratica mi hanno aiutato a diventare forte e ad avere sempre chiarezza nella vita quotidiana. E la mia vita lo ha dimostrato.

Il presidente della SGI Daisaku Ikeda ha paragonato Nam-myoho-renge-kyo a un allenamento spirituale. Tu hai detto di aver recitato varie ore ogni giorno all’inizio della tua pratica. Davvero un allenamento intenso! È cambiato qualcosa a questo riguardo nel corso della tua vita?
Sì, come accennavo prima, nei momenti più duri recitavo quattro ore al giorno, alla mattina e alla sera, e quando era necessario anche durante la giornata. Adesso che mi sono ritirata, recito ancora Nam-myoho-renge-kyo ogni giorno ma non così tanto. Di questi tempi svolgo la mia pratica mattutina per iniziare bene la giornata e poi, visto che sono felicemente in pensione, a volte posso concedermi il lusso di ritornare a dormire!

In molti sono stati ispirati dalla storia del tuo trionfo nonostante le circostanze avverse. Che consiglio daresti a chi si trova in una situazione altrettanto impossibile?
C’è sempre il modo di superare ogni ostacolo si presenti sulla nostra strada. Ma si deve lavorare sodo, con la determinazione di “non arrendersi mai” e di rendere “possibile l’impossibile”. Quando ho cominciato a praticare ci insegnavano la trasformazione del karma attraverso l’analogia di un tubo per innaffiare. Immaginate di avere un tubo in giardino che è rimasto inutilizzato per molto tempo e si è riempito di fango, foglie e detriti di ogni tipo. Quando si apre di nuovo il rubinetto all’inizio verranno fuori terra e sporcizia, ma se continuate a farla scorrere alla fine l’acqua uscirà pulita. La pratica funziona così: bisogna continuare a far scorrere l’acqua.

Puoi citarci alcuni dei tuoi passi preferiti degli scritti di Nichiren Daishonin?
«Quando c’è da soffrire, soffri; quando c’è da gioire, gioisci. Considera allo stesso modo sofferenza e gioia, e continua a recitare Nam-myoho-renge-kyo. Come potrebbe non essere questa la gioia senza limiti della Legge?» (Felicità in questo mondo, RSND, 1, 607); «Nam-myoho-renge-kyo è come il ruggito di un leone. Quale malattia può quindi essere un ostacolo?» (Risposta a Kyo’o, RSND, 1, 365).

E delle frasi del presidente Ikeda?
«La vita è sofferenza e, proprio come il gambo di una rosa, ha molte spine. La cultura e l’arte sono il fiore che sboccia su quel gambo. […] Voi siete quel fiore, voi e la vostra umanità. L’arte è la liberazione del potenziale umano racchiuso dentro un singolo individuo» (Arte e cultura, Esperia edizioni, 2012, p. 17); «Io penso che non si ricavi nulla criticando le manchevolezze di una persona: è molto più interessante cercarne i punti di forza» (Personalità e carattere, Esperia edizioni, 2013, p. 11); «Chi sa infondere speranza agli altri, per quanto la situazione possa essere disperata, è un vero leader» (www.ikedaquotes.org).

In quale maniera la pratica buddista ha trasformato il tuo modo di affrontare gli ostacoli?
Il Buddismo mi ha aiutato a uscire da una situazione difficile e a realizare una vita di gran lunga migliore. è cambiata la mia condizione vitale. Sono nata in una famiglia battista e per lungo tempo avevo continuato a recitare il Padre nostro. Ma il Buddismo mi ha dato altre parole, Nam-myoho-renge-kyo, e un altro sistema spirituale che funzionava. Mi ha dato la chiarezza e la saggezza per cambiare ciò che è in mio potere cambiare.
Il concetto buddista di trasformare il veleno in medicina funziona, e la mia vita ne è la dimostrazione. Ho imparato a perdonare e ad abbracciare. Adesso sono una persona felice e migliore. E ancora oggi mi fa andare avanti, giorno dopo giorno. Però siamo noi che lo dobbiamo fare. «Continua a cantare… cantare ti porta oltre, oltre…» (Dall’album “Beyond”, Buddhist and Christian Prayers, 2009, n.d.t.)

Anche se ti sei ritirata dalle scene hai continuato a sviluppare progetti come Tina: il musical a Londra e a creare musica per Beyond insieme alla tua amica Regula Curti che oggi è qui con noi. Qual è il punto focale della tua attività creativa negli ultimi anni?

Tina: L’unità! La musica è un invito ad aprire il proprio cuore agli altri, oltre le diversità di religione o di sistemi di credenze, e a essere uniti. I messaggi spirituali di cui parlo nei nostri ultimi dischi mirano a portare le persone in un luogo dentro di sé in cui tutte le differenze svaniscono. Credo che il mio ruolo sia ispirare le persone ad aiutare se stesse, e anche aiutare me stessa a stare sempre meglio nella vita e restituire qualcosa al mondo.
Regula: Il nome che abbiamo scelto per la nostra musica e per la nostra fondazione (“Beyond” significa “oltre”, n.d.t.) viene da una poesia di Rumi: «C’è un campo oltre il bene e il male/ là ti incontrerò». Spero che la nostra musica stia preparando quel campo di amore compassionevole capace di abbracciare tutti gli esseri umani al di là della cultura, della fede religiosa, della razza e del genere. La nostra missione è unire le culture attraverso la musica, creare comprensione, consapevolezza, dialogo e rispetto interculturale.
Il Buddismo era una parte importante della mia vita anche prima di incontrare Tina alla fine degli anni ’90. Sono nata in una famiglia protestante, eppure è stato anche grazie alla mia pratica spirituale buddista che ho sentito un legame diretto con Dio, con l’universo.

Qual è secondo voi la cosa più importante che le persone possono trovare nel Buddismo, indipendentemente dalla loro religione?
Tina:
 Ciò che conta davvero è provare amore e compassione per tutti gli esseri viventi ed essere gentili con tutti. Credo che uno dei problemi principali del mondo attuale è che molte persone non sono in contatto con il vero amore, non lo hanno mai sperimentato nella vita.
Per esempio, quando si nasce da genitori che non ci hanno voluto ci si trova fin dall’inizio in una situazione negativa. Si possono subire violenze e abusi e così la negatività diventerà una cosa normale e probabilmente si attireranno ripetutamente le stesse situazioni anche nelle relazioni. Molte persone sono state costrette a vivere in luoghi del genere, in cui non c’è amore né fiducia. Non viene insegnato loro che possono correggere quell’aspetto di sé. Il Buddismo offre un metodo per liberare la mente subconscia. Recitare Nam-myoho-renge-kyo trasforma la negatività in positività.
Regula: Credo che la pratica buddista dia alle persone pace interiore e la capacità di coltivare saggezza e compassione. Nel primo album che abbiamo realizzato insieme Tina parla di questo nel suo messaggio spirituale: «Tutti abbiamo bisogno di una disciplina costante, di un vero e proprio allenamento a lasciare andare le vecchie abitudini mentali per trovare e mantenere un nuovo modo di vedere». La pratica buddista mi ha aiutato a prendere le decisioni migliori e a vedere la vera natura della mia vita.

Viviamo in un’epoca di divisioni sempre maggiori. Cosa pensate che possa fare la gente, di qualsiasi confessione religiosa, per contribuire a unire il mondo verso la pace?
Tina:
 L’esperienza di cantare preghiere insieme in un’unità interculturale ci aiuta a connetterci profondamente a livello emotivo, in quel luogo di amore e rispetto dove tutte le differenze mondane svaniscono. La musica può costruire ponti fra “te” e “me”, fra “noi” e “loro”. Sento con forza che è giunto il momento che il mondo cominci ad andare oltre le divisioni per creare un maggiore collegamento spirituale.
Regula: Costruire ponti! Il mondo moderno è sempre più diviso. E ciò che ci divide è il nostro ego. Create la pace dentro di voi! È da lì che comincia tutto. Coltivate una personalità piena di amore e compassione e vivetela in famiglia, con i vicini e con gli amici.

Entrambe vivete in Svizzera, paese noto per la pace. Quanto questo ambiente ha influenzato il vostro lavoro?
Regula:
 Tina dice spesso che la Svizzera è un posto molto spirituale. È un paese sicuro e pacifico con dei valori etici. Tina e io ci reputiamo fortunate di vivere in un luogo del genere, aperto al mondo e che accoglie persone di altri paesi, culture e tradizioni spirituali. Sentiamo anche il senso di responsabilità di ricambiare. È da questo che viene l’energia per i nostri progetti interreligiosi.
Siamo fiere che gli album musicali di Beyond siano stati realizzati in Svizzera, ma vorremmo che il nostro fosse un punto di scambio globale per artisti che condividono queste idee e vogliono incontrarsi e collaborare per la pace nel mondo. Vorremmo che il nostro lavoro fosse una celebrazione del potere universale che ha la musica di unire le persone, promuovere solidarietà e compassione e far capire che noi, gli esseri umani, facciamo parte della stessa squadra.

Il 23 settembre 2018 i giovani della della SGI-USA ospiteranno il festival “Leoni di giustizia” che riunirà cinquantamila ragazzi e ragazze di ogni provenienza impegnati per creare una società basata sulla giustizia, la pace e il rispetto. Quale messaggio vorreste dare loro per incoraggiarli?
Tina:
 Lavorate su voi stessi per diventare persone gentili e amorevoli. Rispettate tutte le persone. Recitare vi aiuterà a pensare e agire correttamente, ad avere chiarezza e a sviluppare la pace. Costruite ponti e aiutate gli altri. Ricordate le parole del presidente Ikeda: «Le persone possono vivere pienamente solo aiutando gli altri a vivere: quando offrite la vita ai vostri amici state veramente vivendo. Le culture possono arricchirsi ulteriormente solo onorando le altre tradizioni. Ed è solo rispettando la natura che l’umanità potrà continuare ad esistere» (“The Sun of Jiyu Over a New Land”, in My Dear Friends in America, terza edizione, p. 211).
Regula: Nei programmi interculturali per i giovani della nostra fondazione usiamo quella frase potente, spesso attribuita al Mahatma Gandhi: «Siate il cambiamento che vorreste vedere nel mondo». Spero che questo messaggio di saggezza possa risuonare in ognuno dei partecipanti al festival “Leoni di giustizia”.

Tina, tu hai sempre dato l’impressione di essere uno spirito senza età. Quali sono gli ingredienti per rimanere giovani tutta la vita?
Cantare e ballare mi hanno aiutato a rimanere giovane e piena di vita. Ma ho anche dei buoni geni e mi prendo molta cura di me. Anche un atteggiamento positivo verso la vita è importante. Come dice il presidente Ikeda: «La giovinezza non è determinata dall’età, ma dalla forza vitale. Una persona che possiede la speranza sarà sempre giovane. Una persona che continua ad avanzare sarà sempre bella» (www.ikedaquotes.org).

Come descriveresti il tuo lungo viaggio di vita?
Ho affrontato tutte le difficoltà così com’erano, e le ho superate. La mia vita è una storia d’amore!

 

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