L’interesse principale del Buddismo riguarda la nostra condizione vitale: la gioia o la sofferenza che possiamo sperimentare in ogni singolo istante dell’esistenza. Ciò accade sempre attraverso l’interazione tra condizioni esterne e tendenze interiori. La stessa situazione – per esempio uno stesso posto di lavoro – è vissuta da qualcuno come tormento costante, per un’altra persona può essere fonte di soddisfazione.
Scopo della pratica buddista è quello di rafforzare lo stato vitale interiore, in modo da affrontare e trasformare le situazioni più difficili e negative.
Basandosi sul Sutra del Loto, il Gran Maestro T’ien-t’ai – studioso buddista cinese del sesto secolo – sviluppò un sistema per classificare le esperienze umane in dieci stati o “mondi”. L’insegnamento dei dieci mondi fu adottato ed elaborato da Nichiren Daishonin, che evidenziò la natura intima e soggettiva di questi mondi: «Per prima cosa – si legge in un suo scritto – alla domanda di dove si trovino esattamente l’inferno e il Budda, un sutra afferma che l’inferno si trova sotto terra ed un altro dice che il Budda risiede a occidente. Ma, a un attento esame, risulta che entrambi esistono nel nostro corpo alto cinque piedi» (RSND, 1, 1008).
Quali sono i dieci mondi? In ordine dal più basso e negativo verso il più alto e desiderabile, troviamo: 1) il mondo d’inferno, una condizione di disperazione nella quale si è completamente sopraffatti dalla sofferenza; 2) il mondo degli spiriti affamati (avidità), lo stato in cui si è dominati dal desiderio illusorio che non potrà mai venire definitivamente appagato; 3) il mondo degli animali (animalità), una condizione basata sugli istinti; 4) il mondo degli asura (collera), stato caratterizzato dal bisogno irrefrenabile di prevaricare e dominare gli altri, convinti della propria bontà e saggezza. Questi quattro mondi vengono definiti i quattro cattivi sentieri per la distruttiva negatività che li contraddistingue.
Continuando, 5) il mondo degli esseri umani (umanità) è uno stato di tranquillità, nel quale appare la capacità di ragionare e dare giudizi sereni. Pur essendo alla base della nostra identità di esseri umani, questa condizione comunque vive di un fragile equilibrio e facilmente scivola verso uno dei mondi bassi quando appare una situazione negativa; 6) il mondo degli esseri celesti è lo stato di gioia tipico che nasce dopo aver realizzato un desiderio o evitato una sofferenza. I mondi fin qui illustrati sono a volte definiti i sei mondi inferiori: la loro caratteristica è quella di essere fondamentalmente reazioni alle mutevoli situazioni esterne. In essi si sperimenta una mancanza di vera libertà e autonomia.
Quelli che il Buddismo definisce i quattro mondi nobili rappresentano lo sforzo di vivere con integrità, libertà interiore e compassione; 7) Il mondo di degli ascoltatori della voce (apprendimento) descrive la condizione di aspirazione verso l’Illuminazione; 8) il mondo dei risvegliati all’origine dipendente (realizzazione) indica la capacità di percepire la vera natura dei fenomeni. Questi ultimi sono talvolta chiamati i due veicoli in quanto le persone che manifestano questi stati sono parzialmente illuminati e liberi da alcuni desideri illusori. Da un altro punto di vista questi mondi possono essere molto incentrati sul proprio ego tanto che, in molte scritture, il Budda ammonisce le persone dei due veicoli per il loro egoismo e autocompiacimento.
9) Il mondo dei bodhisattva è lo stato di compassione nel quale superiamo i limiti dell’egoismo e ci adoperiamo per il benessere degli altri. Il Buddismo mahayana in particolare enfatizza la figura del Bodhisattva come ideale del comportamento umano; 10) il mondo di Budda (buddità) è lo stato di perfezione e assoluta libertà, in cui si assapora un senso di unità con la forza vitale fondamentale dell’universo. Una persona nello stato di Buddità riesce a sperimentare qualsiasi fenomeno – comprese le inevitabili prove rappresentate dal malattia, invecchiamento e morte – come un’opportunità di gioia e appagamento. Lo stato vitale interiore della Buddità si manifesta attraverso l’impegno altruistico e le azioni del Bodhisattva.
Il Sutra del Loto espone il mutuo possesso dei dieci mondi per rivelare che le persone comuni possono manifestare la propria Buddità così come sono, senza dover rinascere in un’altra forma o in un’altra terra. Il vero significato di percepire i Dieci mondi dentro la propria mente consiste dunque nel manifestare il mondo di Buddità che esiste nella propria vita. Per esempio, supponiamo di trovarci in una condizione senza speranza, in cui soffriamo nel mondo d’Inferno. Se percepiamo la realtà del mutuo possesso dei dieci mondi e siamo convinti che nella nostra vita esiste senza alcun dubbio la grande forza vitale della Buddità, riusciremo a superare qualsiasi situazione e infine a vincere.
Il cuore del concetto del “mutuo possesso dei Dieci mondi” è quindi che ogni condizione vitale contiene il mondo di Buddità: ciascuno di noi, in qualsiasi momento della propria vita e con qualsiasi stato d’animo, recitando Nam-myoho-renge-kyo ha il potenziale per sperimentarlo e manifestarlo. Inoltre, si ha la possibilità di comprendere meglio i sentimenti delle altre persone pensando che anch’esse sono dotate dei Dieci mondi, compresa la Buddità.